Cataloghi di Mostre Artisti Italiani

Roma, Complesso del Vittoriano, 14-29 febbraio 2004

 

 a cura di: Claudio Strinati; Maria Teresa Benedetti. 

MODIGLIANI

Roma, Complesso del Vittoriano
23 febbraio 2005 – 18 giugno 2006

DESCRIZIONE
Sono passati quasi cinquant’anni dall’ultima mostra romana dedicata a Modigliani
“Un poeta ardente e un grande pittore tra i grandi […] è venuto come un meteorite, pieno di grazia, rabbia e disprezzo. La sua anima orgogliosa e aristocratica è rimasta a lungo con noi, nei colori cangianti del suo bel versicolor stracci”.
Paul Guillaume Sono passati quasi cinquant’anni dall’ultima mostra romana dedicata a Modigliani, organizzata nel 1959 da Palma Bucarelli alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna; una vasta selezione di opere, oli, acquarelli, sculture e disegni, documenta l’attività dell’artista livornese, dagli esordi fino al 1919, sottolineando il valore della sua ricerca svolta nel clima assolutamente unico della Parigi del primo Novecento, prima a Montmartre e poi a Montparnesse.
Quando Modigliani arrivò a Parigi nel 1906, con una vasta conoscenza e un profondo amore per la propria cultura, sentì il bisogno di adattarla alla nuova era. Questa esigenza di rinnovamento era forte quanto la necessità di non perdere il legame con il passato. Si è immerso in una serie di esperienze, ha ricevuto infiniti suggerimenti, ha ceduto a linguaggi che riflettevano l’influenza dell’arte africana e dell’arte dell’estremo oriente, ma correnti, scuole, gruppi e manifesti non avevano niente a che fare con lui. Modigliani ha portato tutto ciò che vedeva a una sorta di destino predestinato, non riusciva a vivere sulla scia di nessun’altra esperienza.
Boemo, dandy, eccentrico, raffinato, irrequieto, magneticamente bello e seducente, Amedeo Modigliani è circondato dall’aura del dannato artista, legato anche alla curiosa omofonia tra il suo soprannome Modì, e “maudit”, che significa maledetto in Francese. La sua produzione artistica è stata intensamente connessa con la sua vita, le donne che amava, le amicizie e gli scrittori, poeti e pittori che incontrava. Partendo dalla passione per il disegno, dalla ricerca del senso del volume sviluppò la passione per la scultura, purtroppo lo abbandonò presto a causa della difficoltà di questa forma d’arte pesante e costosa. Rimase la pittura, sempre connessa all’indagine della linea e del volume, che rispecchiava la continuità delle sue intenzioni, la sua passione per il disegno e il suo amore per la scultura. Inizia quindi il suo grande periodo di ritratti, che gli vale un posto nella storia dell’arte.
Curato da Rudy Chiappini, direttore del Museo d’Arte Moderna di Lugano, questo volume – edito per la mostra di Roma – ripercorre il percorso artistico di questo “italien de Paris” che ha saputo fondere mirabilmente il patrimonio del suo Paese con il più avanzate novità dell’arte francese.Dai suoi disegni, che sono come il diario intimo dell’artista, alle cariatidi, progetti per la sua amata scultura, capace di fondere classicità ed echi cubisti, dai ritratti, documento appassionato di vita del tempo all’interno immagini dei suoi protagonisti, ai nudi, che sublimavano ogni passione erotica in un ardore riccamente aggraziato.
La monografia comprende testi critici di Rudy Chiappini (La ricerca della bellezza sublime), Jeffrey Weiss (Il modernismo di Modigliani), Werner Schmalenbach (I ritratti), Griselda Pollock (Il Modernismo umano in Modigliani: carnalità e diversità), Mason Klein (Modigliani contro se stesso) , Renato Barilli (Il classicismo “assoluto” di Modigliani), Lea Mattarella (La ricerca della forma perfetta. Modigliani e le donne) e Corrado Augias (Modì, maudit). Seguono i dettagli delle opere (a cura di Francesca Marini), suddivise in Dipinti ad Olio, Sculture e cariatidi e Disegni e sono preceduti da saggi di Luciano Caprile (Cariatidi) e Maria Teresa Benedetti (Disegni di Modigliani). Il volume si conclude con la biografia dell’artista, l’elenco delle mostre e la bibliografia essenziale (a cura di Francesca Marini).

ANTONIO DONGHI

1897-1963

Roma, Complesso del Vittoriano
17 febbraio – 18 marzo 2007
Milano, Palazzo Reale
23 marzo – 6 maggio 2007

DESCRIPTION

Uno studio completo su Antonio Donghi, artista che negli ultimi anni è stato riscoperto grazie a mostre e altre iniziative che hanno rotto il silenzio di anni di abbandono.
Uno studio completo su Antonio Donghi, artista che negli ultimi anni è stato riscoperto grazie a mostre e altre iniziative che hanno rotto il silenzio di anni di abbandono. L’attenzione del pubblico è ancora una volta focalizzata su una personalità che ci stupisce per l’originalità con cui ha sintetizzato elementi apparentemente opposti; la sua tenace fedeltà a un mondo da cui distillare temi così originali, le raffinate qualità tonali della sua pittura levigata, le sue strutture ponderate, così nitide da essere enigmatiche.
Per molti anni Donghi è stato sottovalutato e, come spesso accade, la sua risonanza internazionale ha preceduto la sua fortuna in Italia. La pittura di Donghi è aperta a molte letture sottili. Ciò che emerge è la sua capacità e ambizione di portare il realismo oltre i suoi limiti, di superare la realtà, di trasfigurarla e di cercare ciò che è nascosto nella sua banale perfezione. Nella precisione dei contorni e dei dettagli le immagini superano il tempo, sospese in un’immobilità e nitidezza incontaminate e incorruttibili. Figurazioni che sorridono a se stesse, interpretando una satira di situazioni, atteggiamenti e posture, sembrano ripresentarsi, immutabili, nell’eterno fluire della vita a Roma.
È una visione che rispecchia il distacco costante, un rapporto con la realtà che deve avvalersi di un ordine chiuso. Forse perché le sue vicissitudini personali portano le cicatrici dell’esperienza giovanile: la separazione dei genitori, la vita in collegio e le difficoltà della guerra. La sua ancora di salvezza era la pittura, accuratamente avvolta in modo da essere impermeabile alle emozioni.
Chi lo ha conosciuto ricorda Donghi come un eccentrico, “in apparenza antitragico”, un individuo solitario imperturbabile, fieramente parsimonioso, innamorato delle donne, eppure scapolo, forse timido ma caustico e grande amante del cinema.

FRANCO GENTILINI

nel centenario della nascita

Catalogo dell’esposizione
Milano, Museo della Permanente
12 novembre 2009 – 10 gennaio 2010

DESCRIPTION

Nel centenario della nascita di Franco Gentilini (Faenza 1909 – Roma 1981), si è tenuta nelle sale della Fondazione Permanente di Milano una vasta antologica dell’artista – protagonista tra i più significativi della cultura del XX secolo – che ripercorre i momenti salienti della sua attività. Pubblicato in quest’occasione, il catalogo presenta più di 120 opere fra dipinti, opere su carta e collages, oltre a una raccolta di scritti, illustrazioni e fotografie: viene ripercorsa l’intera crescita pittorica dell’artista, che si compie nel nome della poesia essendo Gentilini strettamente legato a figure come Dino Campana, Giuseppe Ungaretti, Stéphane Mallarmé, Pablo Neruda, Italo Calvino, Vittorio Sereni,  Giorgio Baffo, Alfonso Gatto, Cesare Vivaldi.
Dai precoci esordi faentini si prosegue con le opere degli anni trenta, realizzate in autonoma sintonia con le varie declinazioni della Scuola Romana (ad esempio Giovani in riva al mare, 1934, Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma). Non mancano i singolari dipinti del periodo espressionista, realizzati a cavallo degli anni della guerra, testimonianza ironica e grottesca del particolare momenti storico, come La camera incantata del 1945. Successivamente, si affronta l’importante nucleo riferibile alla personale ricerca materia dell’artista, definito dall’uso di superfici sabbiate e di forme insolitamente sintetiche, che uniscono in modo estroso e fecondo elementi assunti dalle avanguardie storiche a memorie di affreschi e mosaici bizantini e medievali della terra d’origine. Compaiono ora i temi fondamentali e più preziosi del suo itinerario creativo: Banchetti, Cattedrali, Nudi femminili, Nature morte, Composizioni con figure, che costituiscono un apporto insostituibile allo sviluppo dell’arte del secolo appena trascorso. L’ultimo decennio vede rinascere, insieme a un cromatismo più libero e acceso, un ritorno sempre inventivo a un linguaggio ispirato a forme più naturalistiche, ancora una volta alla luce di un occhio eccentrico e sorprendente.

 

‘900 ITALIANO

Un secolo di arte

Padova, Museo Eremitani
1 febbraio – 10 maggio 2020
 

DESCRIPTION

Il volume documenta alcuni momenti fondamentali della cultura artistica italiana del Novecento. Un viaggio ideale che si compie attraverso il succedersi di sorprendenti ricchezze poetiche e linguistiche.

Si parte dalla forte spinta propulsiva verso il futuro che ha animato le feconde utopie del Novecento: dal futurismo alla surrealtà mitica di de Chirico e Savinio, ai vari modi del “ritorno all’ordine”, alle declinazioni del realismo, da Morandi a Carrà, alle diverse esperienze della Scuola romana, al monumentalismo di Severini e Sironi, fino a Pirandello e Guttuso.
La seconda parte del secolo si apre con la triade dei giganti del nostro informale: Capogrossi, Burri e Fontana, che danno avvio a importanti manifestazioni e personalità, da Forma alla “scuola di piazza del Popolo”, all’arte povera e alla transavanguardia.
Un panorama ricchissimo che ci colloca a pieno diritto tra i protagonisti del contesto internazionale.
Il volume presenta i contributi di Maria Teresa Benedetti (Un secolo italiano),  Francesca Villanti (L’arte italiana della seconda metà del Novecento. Una storia) e Annamaria Sandonà(Il Gruppo Enne a Padova), oltre al catalogo e alle schede di oltre novanta opere di grandi protagonisti della storia dell’arte italiana e internazionale del XX secolo.

 

NOVECENTO ITALIANO

Una storia

Palermo, Palazzo Reale, Sale Duca di Montalto
25 marzo – 31 agosto 2017
DESCRIPTION
Un racconto attraente e documentato della vicenda artistica del Novecento che sottolinea l’importanza di un “Secolo italiano” inserito con autorità nella compagine internazionale attraverso uno scambio costante di rapporti e rimandi.
A cominciare dalla vicenda del futurismo e dalla sua dialettica con il cubismo, fino ai polemici ma fecondi contatti di de Chirico con il surrealismo, dalle comuni riflessioni scaturite dalla tragedia della Prima guerra mondiale fino all’esplodere vitale di nuovi linguaggi nel secondo dopoguerra, in relazione con la cultura d’oltreoceano.
Una serie di artisti accuratamente selezionati, illumina, con presenze tutte indispensabili, una vicenda che ha il non trascurabile pregio di innestarsi su un terreno ricchissimo quale è quello della nostra tradizione.
Introdotto dai saggi di Maria Teresa Benedetti, Lea Mattarella e Francesca Villanti, il volume presenta una settantina di opere di grandi protagonisti della storia dell’arte italiana e internazionale del XX secolo: da Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Gino Severini e Mario Sironi, artisti che ci portano nel cuore dell’avventura futurista, ai tre protagonisti dell’astrattismo, Alberto Burri, Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, dall’armonia essenziale e pura di Fausto Melotti, all’eleganza della innovativa tridimensionalità di Enrico Castellani, dall’epopea eroica dell’arte povera di Jannis Kounellis al felice connubio tra arte e artigianato di Alighiero Boetti, fino alle opere di Mimmo Paladino, Giulio Paolini ed Emilio Isgrò.

Claudio Strinati e Maria Teresa Benedetti

Bonicatti Dialoghi di Luce

Roma, Palazzo Venezia, Sala del Refettorio Quattrocentesco, Mostra e Monografia a cura di Claudio Strinati e Maria Teresa Benedetti

 Roma 19 febbraio – 22 marzo 2009

Bonicatti rappresenta, nel panorama dell’arte italiana contemporanea, una presenza rara per la maestria della luce in una pittura che lo inserisce tra gli eredi di Morandi, Music, Mafai, Afro, per non citarne che alcuni.

.E’ uno degli ultimi maestri del ’900 che nutre l’ambizione e una grande attenzione a recuperare antiche tecniche che, attraverso innumerevoli velature, gli permettono di raggiungere ricche finezze cromatiche e fluidità di riflessi, concentrando un senso epifanico e insieme pudico della bellezza.

“Bisogna essere capaci di riflettere anche le cose più pure” aveva affermato Gide.

E Bonicatti, attraverso un colore legato alla sua particolare capacità percettiva, riesce a trasferire sulla tela un clima morbido che racconta solitudine e grandiosità di panorami romani, svela interni di intimità sussurrata; sublimando notazioni figurative che prendono vita e si trasformano, l’artista promuove un misterioso accadimento estetico attraverso la luce: il valore evocativo della sua opera stimola a cercare, al di là dell’immagine, l’equivalente interiore della esperienza visiva.

BONICATTI
Visioni

 Opere dal 2009 al 2016
Corrado Bonicatti costituisce nel panorama artistico contemporaneo, una presenza rara per l’intensità di una luce evocativa che inserisce il pittore tra gli eredi di Turner, Rothko, Morandi, Music, per non citare che alcuni grandi. L’artista è uno degli ultimi maestri del ‘900 capaci di nutrire una costante passione per il recupero di antiche tecniche. Innumerevoli velature gli consentono di raggiungere ricche finezze cromatiche e fluidità di riflessi che concentrano un senso epifanico e insieme pudico della bellezza. “Bisogna essere in grado di riflettere anche le cose più pure” ha affermato Gide. Un colore legato alla particolare intensità percettiva dell’artista, gli consente di trasferire sulla tela un silenzio che racconta solitudine e grandiosità di paesaggi reali e dell’anima, svela interni di intimità sussurrate, sublima notazioni figurative in entità altamente simboliche. Nasce così un misterioso accadimento estetico, mediato dalla luce che genera risonanze interiori. L’incontro tra le arti da sempre ha congiunto estetica ed etica. La produzione ultima, testimone di una ricerca di assoluto, è evidente in opere di grandi dimensioni che denotano un’attrazione per l’irraggiungibile, elemento costante della ricerca esistenziale di Corrado Bonicatti, un pittore che, per la sua maestria, è da annoverare nel panorama artistico contemporaneo.

E Bonicatti, attraverso un colore legato alla sua particolare capacità percettiva, riesce a trasferire sulla tela un clima morbido che racconta solitudine e grandiosità di panorami romani, svela interni di intimità sussurrata; sublimando notazioni figurative che prendono vita e si trasformano, l’artista promuove un misterioso accadimento estetico attraverso la luce: il valore evocativo della sua opera stimola a cercare, al di là dell’immagine, l’equivalente interiore della esperienza visiva.

Materia e forma. Ceramiche di Franco Giorgi

Anno di edizione: 2010

Classe 1934, intriso di arte e in essa immerso per vicende di vita, prima con un’esperienza che gli deriva dal contatto con uno dei maestri delle arti figurative del XX secolo – Renato Guttuso – e poi per le sue attività di docente, operatore, designer, Giorgi individua nella ceramica, nella sua manipolazione, un microcosmo nel quale varie esperienze si fondono, si amalgamano insieme fino a trovare corrispondenza e completamento nell’opera finale. La ceramica è l’elemento in cui l’artista ha individuato la massima potenzialità espressiva, traendo da materie primarie – come acqua, terra e fuoco – forme di alto valore e contenuto estetico. Nel corso dei numerosi anni di insegnamento di materie artistiche e di direzione degli Istituti Statali d’Arte del Garda e di Orvieto (1952-1980), Giorgi ha svolto l’attività di ceramista partecipando a mostre e concorsi conseguendo premi e riconoscimenti. Tuttora opera in un’area – quella di Civita Castellana – in cui la ceramica ha un forte legame con la storia, sin dall’epoca etrusca, e rappresenta ancora oggi un importante elemento costitutivo della tradizione culturale e dell’economia legata al territorio.

Lithian Ricci

Arbitrio e immaginazione

Anno di edizione: 2008

Contenuto: Lithian Ricci compie felici incursioni nell’umano, con ritratti connotati da fine intuito psicologico, in un connubio fra dato e metafora, seduzioni pittoriche e dovizia fantastica.
La sua sensibilità funge da medium fra mondo reale e immaginario, ci guida, senza soluzione di continuità, nel cuore del suo lavoro, dominato da immagini che traducono i sogni e le pulsioni dell’inconscio, attraverso un’amalgama di colori smaltati e campiture nitide e feroci.

 
 

Jago. Memorie

“All’inizio Jago mi raccontava con entusiasmo un percorso iniziatico, un viaggio alla ricerca di materiali poveri ma nobili, sui quali esplicare un corpo a corpo con una materia dura e misteriosa. I sassi levigati dal tempo, scarti della lavorazione del marmo delle cave Apuane, modellati dall’acqua e raccolti sul greto di un fiume, sono stati pazientemente penetrati dal giovane scultore, elaborati nella profondità di un’essenza che progressivamente si è arresa a un’esigenza creativa sempre più libera e audace.” (Maria Teresa Benedetti)

Jago. Il figlio velato. Catalogo della mostra permanente

(San Severo Fuori le Mura, Napoli).

Il libro, interamente illustrato, intende ripercorrere la storia tracciata dalla scultura del Figlio Velato, partendo dalla città di New York, dove è stata realizzata, addentrandosi nei luoghi del Rione Sanità che l’hanno accolta e infine approfondendo il valore simbolico che essa ha assunto nello spazio e nel tempo. La ricerca artistica di Jago, scultore indipendente e poliedrico, capace di coniugare talento artistico e doti comunicative, approda a Napoli, grazie al sostegno di don Antonio Loffredo, con un’opera che, partendo da un materiale della tradizione e dalle lezioni dei maestri del passato, punta a raccontare una storia contemporanea: la morte di migliaia di innocenti che il nostro tempo sacrifica. Un viaggio alla scoperta del Rione Sanità, luogo della commovente verità napoletana, e di una scultura che interseca le strade di molti, puntando a raccontare ciò che va ben oltre il visibile e che ci induce a una profonda riflessione rispetto a un immagine che intimamente ci appartiene e che fa emergere l’enorme asperità della nostra realtà.

SINISCA. UN ARTISTA: VITA E OPERE, 

Roma, Complesso del vittoriano, 28 febbraio – 24 marzo 2008

 

Regioni e Testimonianze d’Italia

150° anniversario dell’Unità d’Italia